giovedì 2 aprile 2009

Alle foci del Timavo 2°parte

La 1° GM fu una guerra di estenuanti attese nelle trincee e di assalti furibondi all’arma bianca per la conquista metro a metro del territorio. Senza niente togliere agli altri soldati impegnati sulle Alpi, possiamo dire che la guerra sul Carso, data la particolare morfologia del terreno, fu veramente durissima.




Le due foto sono dovute al lavoro encomiabile del gruppo di speleologi di Monfalcone che hanno ricostruito lo svolgimento delle battaglie su Carso, nella zona dove fu operativa la Brigata Toscana.(da Natura Nascosta)

La “Brigata Toscana” composta dai reggimenti 77°e 78° Lupi di Toscana è indissolubilmente legata a Gabriele d’Annunzio e al Maggiore Giovanni Randaccio.

Le loro storie si intrecciano talmente che il Poeta, pur avendo ideato e partecipato ad imprese clamorose, come il volo su Vienna, la beffa di Buccari e tante altre ancora, resterà per tutta la vita legato al ricordo del periodo, che trascorse con “ I Lupi di Toscana”.


Lo schieramento delle truppe nel settore del Timavo.


La mattina del 23 maggio la 3ª Armata al comando di Emanule Filiberto Duca d'Aosta fu cosi schierata:


XIII Corpo d’Armata da Castagnevizza al Vallone di Iamiano;

IX Corpo d’Armata in linea dall’altura del Faiti fino alle porte di Castagnevizza;

VII Corpo d’Armata da quota 144 fino al mare.

La riserva della 3ª Armata era formata da:

XIV Corpo d’Armata al comando del Tenente Generale Sagramoso con la 21ª e

28ª Divisioni posizionate nella zona di Castion di Strada, Porpetto e Ruda; la 20ª

“Divisione nella zona di Fogliano e San Michele del Carso; 4 battaglioni di Bersaglieri ciclisti ad Aquileia.

Il totale dei soldati e dei mezzi a disposizione della 3ª Armata era di 208 battaglioni, 4 squadriglie e 1170 pezzi d’artiglieria divisi in 489 di piccolo calibro, 646 di medio calibro, 35 di grande calibro, oltre che la disponibilità di 536 bombarde.


Riguardo allo schieramento avversario, il Comando Supremo Italiano era stato informato che al fronte nessuna nuova forza era giunta in rincalzo al nemico.

Pertanto la 5ª Armata austroungarica del III settore era composta da:

VII Corpo d’Armata con le Divisioni 44ª Standschutzen, 17ª e 41ª Honved;

XXIII Corpo d’Armata con le Divisioni 10ª, 7ª, 16ª e con la 28ª Divisione in riserva.

La riserva della 5ª Armata austrungarica era inizialmente composta da quattro Divisioni, ma solamente due, la 9ª e la 48ª, erano disponibili per essere impiegate sul Carso.” (da Natura Nascosta Gruppo Speleologico Monfalconese ADF, dall’articolo: 77° E 78° REGGIMENTO FANTERIA “LUPI DI TOSCANA”.LE OPERAZIONI DEL MAGGIO 1917 NEL SETTORE DI MONFALCONE“TUSCI AB HOSTIUM GREGE LEGIO VOCATI LUPORM”di Riccardo D’Ambrosi.)

La Brigata Toscana, con al comando il Generale Breschi con il 77° e 78°rgt. faceva parte del VII corpo d’armata. Nell'offensiva, del novembre del 1916 sul Carso, Giovanni Randaccio, da capitano, alla testa di un battaglione si era lanciato all'assalto del Veliki e del Faiti, dove l’esercito nemico aveva poderose fortificazione, trincee ed era ben agguerrito, facendo sventolare, sulle posizioni conquistate, la bandiera tricolore portata da d'Annunzio sulla linea del fuoco. In seguito a quell'azione era stato promosso maggiore per meriti di guerra. Il 28 maggio del 1917, truppe della 45a divisione furono lanciate verso Duino. Il 77° reggimento fanteria della brigata "Toscana" stava quasi per raggiungere la mèta quando ricevette ordine di ritirarsi. Il maggiore Giovanni Randaccio, Gabriele d'Annunzio, con pochi fanti, erano in prima linea sotto una pioggia di proiettili nemici. Portavano con loro la grande bandiera che d’Annunzio avrebbe voluto piantare sulla sommità del castello di Duino. Dovendo ripiegare, per l’ordine ricevuto dal comando, Randaccio e d'Annunzio, dopo essersi assicurati che i fanti fossero rientrati, rimasti ultimi, stavano attraversando, su una passerella improvvisata, il Timavo, quando il maggiore fu ferito a morte. Aveva 34 anni.


foto-primo-monumento11

Giovanni Randaccio fu sepolto nel cimitero di Aquileia e d’Annunzio, nell’orazione funebre, narrò l'eroica morte dell'amico e ne coprì la salma con la bandiera del Timavo.

Al Maggiore Randaccio, in seguito, fu conferita la medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione:

"Manteneva sempre vivo nel suo battaglione quello spirito aggressivo col quale lo aveva guidato alla conquista d'importanti posizioni nemiche. Attaccava quota 28, a sud del Timavo, con impareggiabile energia, e, nonostante le gravi difficoltà, l'occupava. Subito dopo, colpito a morte da una raffica di mitraglia, non emise un solo gemito, serbando il viso sereno e l'occhio asciutto; portato alla Sezione di Sanità vi soccombette mantenendo anche di fronte alla morte quell'eroico contegno che tanto ascendente gli dava sulle dipendenti truppe quando le guidava all'assalto".

E ai reggimenti dei Lupi di Toscana:


" Con impeto irrefrenabile assaltarono e travolsero le più formidabili posizioni, con orgogliosa audacia cercarono e sostennero la lotta vicina, fieramente sprezzando i più gravi sacrifici di sangue ed acquistando fama leggendaria, si che il nemico sbigottito ne chiamò " Lupi " gli implacabili fanti. (Veliki-Fajti, 1-3 novembre 1916; Floudar - S. Giovanni di Duino - Foci del Timavo, 23-30 maggio 1917; 23 agosto - 3 settembre 1917; Tagliamento: 2-3 novembre 1918 ) ". (Bol1. Uff. anno 1920, disp. 47 e 86) .

Da allora i soldati del 77° e 78° reggimento, portano sul petto a sinistra, un distintivo dorato con due teste di lupo e il motto che compare sullo stemma dei reggimenti è: "Tusci ab hostium grege legio vocati luporum”

Gabriele d’Annunzio, raccolse le reliquie del suo amico e le gocce di sangue, che avevano intriso la divisa e le mostrine, le fece inserire in cristalli, come pietre preziose, ed incastonare in una Croce: la Croce del Sangue.




Conservò questa Croce fino al 1924 anno in cui la donò ai suoi Lupi. Ecco la lettera con cui il Poeta accompagnò la donazione:









(continua)


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