mercoledì 13 febbraio 2013

Forte Fuentes - Colico

Questo post è anticipatore per quanto scriverò a proposito del Castelvedro di Dervio. Le foto sotto sono state scattate da Angela Acerboni nel mese di settembre 2010, ed oggi potrebbero risultare un poco superate, perchè il sito, dopo la pubblicazione di vari post su vari blog, ma soprattuto dopo il servizio che gli ha dedicato Striscia la Notizia nel maggio 2011, è stato reso più fruibile. Ci si augura che lo stesso possa accadere per il Sasso di Musso e per il Castelvedro di Dervio, che quanto ad età è molto più datato dei due.
 
Forte Fuentes  


 Retro del palazzo del governatore


 Locali presso l'ingresso

 Palazzo del Governatore

 Interno chiesa di Santa Barbara

 Chiesa di Santa Barbara

 Alloggiamento dei soldati

Partito in segretezza da Milano sul finire del mese di ottobre 1604, fece tappa a Como per ispezionare le truppe ivi stanziate, il 3 novembre era a Gravedona, da dove, in barca e con sole tre persone al seguito, pervenne al Forte la sera: Forte Fuentes.

Non dev'essere stato facile per un settantacinquenne affrontare quello che per quei tempi sarebbe stato un lungo e faticoso viaggio, fatto a dorso di cavallo d'ordinanza e barca. Ma non era andato a Colico per godersi uno fra i tanti più bei panorami del mondo - quello che si gode dal suo lungolago - bensì per controllare coi propri occhi il risultato della sua cocciutaggine. Cozzando contro il volere dei confinanti Grigioni Svizzeri, che non vedevano di buon occhio la creazione di una fortezza al confine col loro stato, aveva voluto tenacemente la creazione di quel gioiello dell'architettura militare.
Fin dai primi tempi della dominazione spagnola Milano era stata messa in sicurezza, chiudendola entro possenti mura, che sono tuttora motivo d'orgoglio per milanesi e spagnoli nostalgici. A tal proposito sarà bene ricordare che le Mura Spagnole di Milano (delle quali però non è rimasto praticamente più nulla) sono state la più grande opera civile realizzata in Europa nel XVI secolo. Resa inespugnabile la città, bisognava ora coprirle le spalle da eventuali invasioni massicce e su larga scala. Il punto cruciale, il più facile dal quale sarebbero potute agevolmente passare orde invadenti, sarebbe stata la punta all'estremo nord del lago di Como, là dove convergono tre valli distinte, dai cui passi alpini potevano infiltrarsi gli eserciti o le bande provenienti dal centro-nord Europa. Il punto più debole dell'anello era appunto Colico, o meglio quel tratto di terra che in ricordo degli spagnoli del Fuentes ha preso il nome di Pian di Spagna. Zona strategica, e nello stesso tempo malarica a quei tempi. Un agguerrito avamposto militare dislocato in tale zona avrebbe potuto controllare e sbarrare il passo a forze nemiche provenienti da nord attraverso i tre più facili punti d'accesso della Val Chiavenna, Valtellina e Passo San Jorio.

Il Conte Fuentes, divenuto governatore di Milano in tarda età, al termine di una gloriosa carriera militare, avendo intuito delle macchinazioni in corso tra francesi e grigioni per annettersi, riprendersi o conquistare le tre valli suddette, con conseguente perdita anche di tutto l'Alto Lario, ruppe perentoriamente gli indugi e decise su due piedi per la costruzione di una grande fortezza a Colico; mandò subito esperti militari a sondare luogo e posizione e ad appena sette giorni dalla decisione fu data piena attuazione al progetto, informandone il Re di Spagna a cose compiute. La prima pietra veniva posta il 28 ottobre 1603 alla presenza del Governatore di Como in rappresentanza del Fuentes. Dopo neanche un mese di lavori, il 24 novembre, volendo vi si sarebbe già potuta installare stabilmente una guarnigione di soldati.

Agli appassionati di storia lombarda consiglio la lettura del seguente post, Il Conte di Fuentes,
dove ho trascritto pagine da un libro raro e introvabile (ne esiste una sola copia in una biblioteca del lecchese, tra l'altro consultabile solo in loco). Vi ho copiato la storia del Conte di Fuentes e quella della costruzione della fortezza, delle quali questo post è un breve saggio, tralasciando però di ricopiare testo e tabelle dei corposi 11 allegati dell'intero capitolo.

Tralascio i racconti della breve vita del forte e vado al suo epilogo. Con l'arrivo degli austriaci, il Forte fu dichiarato inutile dal punto di vista militare (un pò come la Linea Maginot dei tempi più recenti) e se ne stabilì l'abbattimento o la vendita. Si optò per la vendita che pare si sia aggiudicato l'ultimo Governatore della fortezza stessa, il colonnello Schroder, che aveva agito per il tramite della prestanome Anna Casanova vedova Campioni. Con l'arrivo di Napoleone sulla scena europea, questi, per assecondare un desiderio dei vicini Grigioni, in cambio della loro neutralità ne ordinò la distruzione. Distruzione che avvenne per il tramite di agguerrite squadre di devastatori Grigioni (ben lieti di assolvere al compito da tempo agognato). Alle spese per la distruzione fu obbligato lo stesso popolo comense che aveva a suo tempo pagato per la sua costruzione.
Nel post Dresda e Lodi, città del fato scrissi che, secondo una mia tesi, nel bene e nel male il mito napoleonico era nato a Lodi. Tra le sue pagine nere vi è senzaltro da ascrivere l'abbattimento di Forte Fuentes, il quale, se invece fosse ancora in piedi, sarebbe già da tempo iscritto nel novero del Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'Unesco, anzichè essere ridotto a ruderi come da foto. Ruderi sempe più difficili e costosi da conservare, e dove la vegetazione sta lentamente prendendo il sopravvento su tutto.
Le foto sono state offerte da Angela Acerboni che ne rivendica il Copyright

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